A.D.I.D. Brescia vi invita a leggere una selezione delle poesie premiate nel corso delle edizioni del concorso letterario nazionale, organizzato grazie alla consulenza dell’Associazione “Sidus”, VERSI DISTILLATI
“Có ‘n gós dè grapa” di Renato Hagman
Sercóm mìa dè mörer a belaze,
sercóm mìa dè lasas endà,
fóm che la vita
la sapes mìa, chéla che l’è.
Có ‘n gós dè grapa,
l’è ‘n po’ piö dólsa o meno amara,
l’è ‘n po’ piö bèla o meno cara.
Se tè sét mìa bù a fermat
quando tè coret èn dè la vita,
se tè stét fermo quando
tè garesèt dè ‘ndà via,
quando tè pianzèt per niènt,
quando tè ultet mìa
le tò carte söl tàol,
quando tè ghét póra
dè curiga dré a’n ensòme,
e te pensèt dè sbaglià,
quando tè ölet mìa cambià
la marcia, la strada o le opiniù,
quando tè dizèt sèmpèr “Ormai!”
Alura tè sét dré a mörer a belaze!!!
Bév èn gós dè grapa,
chè l’è acqua dè vita,
beèn mìa ‘na “stàfa”,
e la sarà, meno fadigusa la salita…
“L’ospite di fine pasto” di Ludovica Mazzuccato
L’odore della grappa
appena versata
bussa con garbata irruenza
alla soglia dei miei sensi,
come un innamorato
all’uscio della sua amata.
– Entra,
ospite senza piedi
ma piena di mani
eccitate
che pizzicano le corde vocali
della mia gola come fosse la lira
di un menestrello.
Accomodati alla mia tavola,
parlami della tua terra,
usa il tovagliolo stropicciato
come lavagna,
sparecchia le disillusioni
e brucia con la tua purezza
i compromessi indigesti
del quieto vivere –
Eloquente, in un gioco di trasparenze,
riempie le mie speranze
e il suo bicchierino come una lente
ingrandisce le briciole sulla tovaglia.
– Benvenuta tu sia,
in questa casa e nel mio cuore,
per chiudere il pasto in allegria
o congedare con cortesia
l’amaro in bocca
di una giornata senza amore –
“La buona grappa” di Paolo Veronese
La buona grappa è come
il bel verso distillato
uscitosi chissà come dal lambicco
della testa.
La buona grappa riesce come
vien fuori da qualche gomito di tubo
a cercarsi sulla tavola dell’oste
bocche buone, grezze e profetiche.
La buona grappa è come
la poesia,
se ne sente il forte odore
ebbro, erboso
non appena se n’accenna
un bicchierino.
“Stille” di Pietro Barbera
Stille,
stille,
stille
s’accodano pazienti lungo la scia
d’un aroma pungente le narici
nutrono il risveglio dei ricordi.
Stille,
stille,
stille
baci vellutati di muschio,
di mirto, di primavere fiorite,
anima della terra vaporosa
e occultata nelle trasparenze.
Stille,
stille,
stille
destano sogni prima che il giorno
spenga le stelle, rugiada del mattino
per le piante della nostra allegria.
Stille,
stille,
stille
sorsi d’amicizia, raccolgono sorrisi
a suggello d’un incontro, mani strette
attorno a calici di luce.
Stille,
stille,
stille
grappoli d’oro da spremere in bocca,
carezze scolpite nel fluido incedere del tempo,
indelebili ardori, affidati al mare dei sensi
come messaggi in bottiglia.
“Testa, coda, cuore” di Bruno Centomo
ricordo di quando, di notte, si distillava in casa
Descrivo come ha rubato parole al giorno l’ebbrezza.
Come il vento dall’alto sia calato su noi,
il nostro stare senza fretta assieme,
naviganti l’un l’altro, coriandoli di giorni
d’eternità.
E’ il calore dell’acquavite che a cronaca bizzarra
abitua la mente: a promesse di fiamma,
a parole ardite per comandare il cuore,
sorseggiando a pari col mondo le essenze d’erbe
e mughi, le selvatiche pigne,
le aspre radici curative.
Col conforto delle stelle l’ora si perde
e giorno e vita non cedono
al rammarico del tempo: il freddo autunno
ci desta e inganna con la splendida luna
che calore soffoca al saccheggio dell’esistenza.
Ma dentro il circolo di luce che da quassù
e per tutta la collina scolpita di vigne
si distingue fino alla pianura
si sente in ogni goccia del distillato
il lavoro dell’uomo, nell’alambicco
tutti i segreti dello stare pazienti
a costruire il gusto, a serbare il segreto
dei pensieri e l’attenzione dei gesti,
il disordine del fuoco e le dosature dei passiti.
Terremo con noi quest’essenza,
dolce e aspra:
l’odore caldo che ovunque si spande,
scorciatoia pei ricordi,
memorie di cielo, di fatica, d’attesa.
“Medissina dei pitocchi” di Anna Maria Lavarini
Ai primi del novecento el bateso
“grappa”i là ciamà e la graspa de l’Italia
da alora, l’à ghe na fata de strada.
Na olta , no ghéra le etichete,
che te diséa da ‘andò la vegnea
se dal Nor o dal Sud,
ne in che almbichi l’éra sta fata,
forsi gnissun savéa spiegar
le so carateristiche “organolettiche”.
Mi ò proà a studiarghe sora.
Dèsso so che ghe la gaspa zoina
e quela zoina aromatizà,
quela invecià e quela invecià e aromatizà
quela “educata al legno” e… na confusion,
fin che son andà in ebolission
anca senza l’alambico.
El nono el me contava che par lori
quando ancora no ghéra la penicelina
l’era la “graspa” la so medissina,
na medissina che guariva tuti i mali,
mal de pansa, mal de testa, mal de fame,
la combatea el fredo, la strachessa, la depression e…
berghene un gossin a la matina par sviarse fora
e quando se andava in leto…bonora.
So; e son sicura, che la graspa l’è ‘n amiga s-ceta
dei siori,de i pitochi
che la fa sentir tuti fradei come sa far in pochi.
Graspa co le to gosse de magia
te me fè dir “viva la vita, l’amor, la poesia”.
Traduzione del dialetto veronese MEDICINA DEI POVERETTI
Ai primi dell’ottocento, il battesimo/”Grappa”l’hanno chiamata e la grappa dell’Italia ne ha fatta di strada// Una volta, non c’erano etichette/che indicavano da dove veniva/ se dal Nord o dal Sud/ ne in che alambicchi era stata fatta/forse nessuno sapeva spiegare le sue caratteristiche “organolettiche” // Io ho provato a studiarci sopra// Adesso so che c’è la grappa giovane/ e quella giovane aromatizzata/ quella “educata al legno”e…una confusione,/ fintantoché sono andata in ebollizione/anche senza alambicco// Il nonno mi raccontava che per loro/ quando ancora non c’era la penicillina/ era la “grappa” la loro medicina/ una medicina che guariva tutti i mali/ male di pancia,male di testa,male di fame/ combatteva il freddo,la stanchezza , la depressione e…/berne un goccino alla mattina per svegliarsi bene/ e quando si va a letto di buon’ora// So; e sono sicura, che la grappa è un’ amica schietta dei signori e dei poveretti/ che fa sentire tutti fratelli come sanno fare in pochi// “Grappa con le tue gocce di magia/ mi fai dire” viva la vita,l’amor, la poesia.
OTTIMA IDEA, BUON PROSEGUIMENTO…